
Nell’ambito di un processo penale i messaggi su whatsapp sono utilizzabili come prova. A stabilirlo è la Corte di Cassazione che per tali dati informatici ha riconosciuto la natura di documenti ai sensi dell’art. 234 c.p.p.. Questo fa venire meno i limiti previsti per le intercettazioni.
Ammissibilità
Per essere ammissibili però, non è sufficiente la trascrizione della messaggistica, ma è necessario il dispositivo contenente il messaggio originale. L’utilizzazione è dunque vincolata al previo sequestro del dispositivo. Questo perché la trascrizione non basta, avendo un carattere meramente riproduttivo. Con l’acquisizione del supporto contenente la registrazione originale, è invece possibile provare l’attendibilità e la paternità di una determinata notizia.
L’unica alternativa al deposito del dispositivo originale, è quella del deposito della copia forense del dispositivo, la quale conferisce il valore legale di prova informatica e documentale al suo contenuto. Oltre al deposito dell’acquisizione forense del contenuto del dispositivo va depositata anche una relazione tecnica forense che attesti la metodologia e strumentazione utilizzata per la copia forense. Va provata l’assenza di tracce di alterazione o manipolazione dei dati che dovranno essere utilizzati in Giudizio.
Dott. Marco Palano 29/01/2018